lunedì 6 novembre 2023

Presentazione del Bollettino LI-LII 2022-2023

 Venzone negli scritti di pre Antoni Beline

Sabato 18 novembre, alle ore 17.00, presso la sala consiliare del Palazzo comunale di Venzone, presenteremo il nostro ultimo bollettino, Venzone negli scritti di pre Antoni Beline, dedicato al prete venzonese Pietrantonio Bellina.
Interverranno l’autore, Fausto Stefanutti, Paola Fontanini, presidente dell’Associazione Amici di Venzone, don Romano Michelotti, presidente di Glesie Furlane e don Federico Grosso che ripercorrerà la vita e illustrerà il pensiero di pre Beline.

Don Bellina (pre Toni o Antoni Beline, come si firmava e voleva essere chiamato) nacque a Venzone nel 1941. A undici anni entrò in seminario e nel 1965 ricevette l’ordinazione. Dal 1968 al 1982 è stato parroco di Valle, Rivalpo e Trelli in Carnia e successivamente, e fino alla sua morte avvenuta nel 2007, di Basagliapenta, frazione di Basiliano.
Pre Beline è considerato, assieme a pre Bepo Marchet e pre Checo Placerean, uno dei protagonisti della vita culturale e religiosa del Novecento friulano. Oltre che prete, è stato uno scrittore prolifico, giornalista, traduttore (sua la traduzione in friulano dell’intera Bibbia), maestro, un intellettuale che si è speso per tutta la vita nelle battaglie culturali in cui credeva, in particolare nella difesa e nella valorizzazione dell’identità, della cultura e della lingua friulane. Con i suoi tanti scritti (decine di libri, articoli e lettere), tutti o quasi in friulano, ha dato un contributo notevole alla marilenghe, sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo.

In Venzone negli scritti di pre Antoni Beline, l’autore ha raccolto, traendoli dai testi di pre Beline, gran parte dei passi nei quali egli parla di Venzone, creando, dopo averli opportunamente ordinati e contestualizzati, un percorso che inizia con l’infanzia (la famiglia, la casa, il duomo di S. Andrea Apostolo, la vocazione), passa per il seminario e l’ordinazione e termina con il terremoto e la ricostruzione. Completano il volume alcune immagini inedite e la poesia E Madone de pietât dedicata alla Pietà del duomo di Venzone.



 

 

martedì 13 giugno 2023

diploma "Bandiera Verde" in memoria di Remo Cacitti

 





BANDIERA VERDE

Friuli Venezia Giulia

Titolo: Alla memoria di Remo Cacitti (1948-2023)

Motivazione: Per il contributo decisivo dato alla esemplare ricostruzione del centro storico di Venzone e del suo Duomo trecentesco, straordinaria testimonianza di impegno, competenza e passione in difesa dei beni culturali ed artistici

Descrizione:

Qualcuno ha detto che, senza memoria, senza conoscenza del passato, non c’è futuro. Saremmo condannati a vivere un eterno presente, senza possibilità di migliorarci, prendendo insegnamento dall’esperienza. Remo Cacitti, che ci ha lasciato prematuramente lo scorso 3 marzo, la storia la insegnava. Lo ha fatto per una trentina d’anni - dal 1974 alla pensione - a Milano, dapprima all’Università Cattolica e poi alla Statale, ma ha continuato ad interessarsene, in contatto con i colleghi e i suoi vecchi allievi, fino alla fine dei suoi giorni. Si occupava di "Letteratura cristiana antica" e di "Storia del Cristianesimo antico", traduceva e analizzava testi in greco, in latino, in aramaico, ma non per questo trascurava la realtà o si sottraeva all’impegno civile, dimostrando di essere capace di immaginare il futuro.
Cacitti era originario di Caneva di Tolmezzo, dove era nato nel 1948, ma aveva vissuto in seguito a Venzone e in questa località, all'indomani dei disastrosi terremoti che colpirono il Friuli nel 1976, seppe mettere a disposizione della comunità la sua intelligenza, la sua preparazione e le sue relazioni, realizzando quello che può essere considerato un vero e proprio miracolo. Se il nostro Paese può vantare oggi, in ambito internazionale, lo straordinario esempio della ricostruzione del borgo medioevale di Venzone e del suo Duomo trecentesco - rimontato con la tecnica dell’anastilosi - lo dobbiamo anche e soprattutto ad una persona come Remo Cacitti, a chi, caparbiamente, raccolse e salvò quelle pietre che le ruspe volevano portare in discarica. Da Venzone, da quel progetto culturale che coinvolse studiosi ed esperti provenienti anche da Università straniere, scaturì la proposta di una "Carta dei Diritti dei Beni Culturali nella catastrofe”, utile in tutte le drammatiche situazioni che periodicamente si ripresentano nel nostro Paese.
Remo Cacitti è stato un intellettuale libero, con la schiena dritta, che non ha esitato a dire la sua e a prendere posizione. Per questo è stato spesso considerato un intellettuale “scomodo”. “Scomodo” lo è stato fin da studente, quando, assieme ad altri giovani “contestatori”, si impegnò per denunciare la situazione della montagna e per raccontare la storia del movimento cooperativistico nella Carnia di inizio secolo. “Scomodo” lo è stato certamente in certi ambienti ecclesiastici, che male hanno accolto anche l'uscita del libro-intervista "Inchiesta sul Cristianesimo. Come si costruisce una religione" scritto con Corrado Augias. “Scomodo” Cacitti lo è stato però soprattutto nei confronti delle istituzioni, che non esitava a rimproverare e a richiamare ai propri doveri. Emblematica la "battaglia" intrapresa all’indomani del Terremoto in Friuli e raccontata ne "Le pietre dello scandalo" (Einaudi 1980), quando, per usare parole sue, fu solo una “grande mobilitazione popolare“ ad impedire che il Duomo venisse “lasciato in rovina a tragica testimonianza della catastrofe, in una Venzone riedificata su moduli prefabbricati lungo la Pontebbana”.
Anche per questo è doveroso rendergli omaggio, tra le pietre che lo ricordano, in questa occasione.