martedì 3 novembre 2020

La bellezza dell'imperfezione




  

 Dal numero 248 di Servitium - Quaderni di ricerca spirituale

[..] Tra tutte queste bellezze imperfette una ha segnato la mia memoria. Qualche anno fa mi è capitato, insieme ad Annalisa, di trascorrere alcuni giorni in Friuli da alcuni carissimi amici, proprio vicino alle zone che nel 1976 subirono il devastante terremoto che, per la sua forza e capacità distruttiva, venne soprannominato dai friulani Orcolat (orco in friulano).
Oltre a farci degustare il pregiato prosciutto di San Daniele, questi nostri amici ci hanno fatto conoscere molte bellezze del Friuli a noi sconosciute, ma nulla ci ha stupito e ha continuato a farci riflettere e discutere fino a oggi come la visita al duomo di Venzone.
Si entra e si rimane a bocca aperta. Le ferite della ricostruzione sono lì che ti guardano, evidenti e ti trafiggono il cuore con la forza di una scossa di terremoto.
Si poteva ricostruire il duomo ripartendo da zero, ma si è scelto una tecnica più impegnativa, dispendiosa, ma più rispettosa della memoria di quel luogo e, soprattutto, più bella: l’“anastilosi”. Ognuna delle 9000 pietre lasciate sul terreno dal terremoto è stata raccolta, numerata (su alcune pietre si possono ancora leggere i numeri) e ricollocata al suo posto. La cosa straordinaria è che i segni della ricostruzione o, se vogliamo, i segni della potenza tellurica, sono chiaramente visibili.
Fratture-ricomposte.
Da allora, per noi, quell’immagine rappresenta la fragilità ovvero quella condizione di rottura, interruzione, frattura, lesione ripetuta che richiede, in seguito, il coraggio di ricostruire.
Don Tonino Bello usava accostare la parola “ferita” alla parola “feritoia”. Ferite feritoie, ferite che permettono passaggi nuovi, senza cancellare la memoria di una rottura, di un’interruzione, di un dramma.
Sarà così anche per questo tempo? [..]


[Arrigo Anzani - la bellezza dell'imperfezione]

lunedì 19 ottobre 2020

Quella ricca atmosfera che si respirava con Renato della Torre - di Nicola Cossar





«Vi siano musica e canto davanti a te, getta alle spalle tutte le pene e volgi l’animo alla gioia».

Mi torna spesso alla mente il Canto dell’arpista egizio quando penso ai tanti incontri musicali che hanno segnato la mia vita, quando penso a chi è andato a suonare altrove fin troppo presto, ma mai dimenticato. Ricordare fa male, eppure la memoria è un dovere, una necessità: non un rifugio, bensì una preziosa e irrinunciabile occasione per seminare altre stagioni feconde come quelle che abbiamo la fortuna di aver vissuto e condiviso.

Volti sorridenti, amici, si affacciano nelle notti insonni di quest’anno devastante. Eccoli lì i Canciani, i Liani, i Pressacco, i Cecere, i Sofianopulo, i Bruno Rossi. Eccolo lì, con il suo sorridente abbraccio, il coagulante di tutto: Renato della Torre. Musicista e musicologo, amatissimo insegnante (al Conservatorio di Udine), storico, scrittore, giornalista e critico (sul Messaggero Veneto) di migliaia di concerti, il caro René ci ha lasciati troppo presto, il 27 novembre del 2005, proprio il giorno in cui doveva presentare a Venzone, assieme al fedele amico e collega di sempre Giuliano Fabbro, L’innocenza dei ciclopi di Luigi Pozzi, primo capitolo di una trilogia cui stavano lavorando. Giuliano ha continuato il percorso curando la pubblicazione dello Zodiaco celeste e ora della Cerva Savorgnana.

Quest’ultima opera sarà presentata in forma di concerto oggi, alle 16.30, nel Duomo di Venzone (riaperto esattamente 25 anni fa) per la Setemane de culture furlane. La Cerva Savorgnana, edita come numero XLVIII-XLIX 2019-2020 del Bollettino degli Amici di Venzone, sarà proposta dagli Archi del Friuli e del Veneto con Laura Toffoli (soprano), Guido Freschi (violino), Massimo Malaroda (secondo violino), Oscar Pauletto (viola), Riccardo Toffoli (violoncello) e Giuliano Fabbro (basso continuo).

Presentare qui la composizione del grande sacerdote, teologo, musicista e accademico venzonese (1613-1656) ha un doppio significato: far tornare a casa Pozzi attraverso la musica e dire ancora una volta grazie al professor della Torre per quanto ha saputo donare a Venzone, al Friuli, alla sua storia e ai suoi tanti artisti. Renato mai ha negato un aiuto o un consiglio, mai ha negato un dialogo propositivo e costruttivo a quanti frequentavano il Renateum (battezzò così, con umile e saggia autoironia, il suo studio udinese di viale Ungheria): oltre ai nomi citati all’inizio, mi vengono in mente Giulio Avon, Giovanni Zanetti, Renato Stroili, David Giovanni Leonardi, Sergio Zolli, Andrea Marchiol, Luigi De Cecco, Clara Tondo (che ha raccolto in un bel volume un’interessante serie di scritti di della Torre), Giovanni Marsilio e naturalmente Giuliano Fabbro, con la preziosa e insostituibile presenza di Pietro Dore. Era un laboratorio di idee non solo musicali: si discuteva di filosofia, teologia, teatro, poesia e letteratura, di cucina, di folclore e… amicizia.

Oggi, tanto tempo dopo, quell’atmosfera mi manca molto. Ma l’abbiamo respirata insieme. È questo quello che conta, è questo il seme più bello che Renato della Torre ci ha lasciato.










sabato 10 ottobre 2020

DOMENICA 18 OTTOBRE A VENZONE, DUOMO DI SANT’ANDREA, ORE 16.30 CONCERTO: La Cerva Savorgnana di Luigi Pozzi


Ricordo del maestro Renato della Torre a 15 anni dalla scomparsa con la riedizione, dopo quasi quattro secoli, de La Cerva Savorgnana del compositore venzonese Luigi Pozzi, curata dal maestro Giuliano Fabbro per l’Associazione “Amici di Venzone”, che presenta il suo ultimo Bollettino (anni XLVIII-XLXIX, 2019-2020). 

Esecuzione de La Cerva Savorgnana a cura del quartetto d'archi del Friuli e del Veneto con Guido  
Freschi e Massimo Malaroda ai violini, Oscar Pauletto alla viola e Riccardo Toffoli al violoncello, il soprano Laura Toffoli e al basso continuo Giuliano Fabbro, autore e concertatore dell'elaborazione strumentale .
 

Introduce Nicola Cossar .
 

Per informazioni  :
PRO LOCO PRO VENZONE tel. 0432 985034 www.venzoneturismo.it  amicidivenzone@gmail.com  
www.filologicafriulana.it  
 

Ingresso libero fino ad esaurimento posti  .
 

Nel rispetto delle norme anti-COVID, è obbligatorio l’uso della mascherina e si richiede la prenotazione  
presso: PRO LOCO PRO VENZONE tel. 0432 985034 / mail provenzone@libero.it

lunedì 27 gennaio 2020

Alida Londero (4/3/1946 - 26/01/2020)



E’ mancata, prematuramente, Alida Londero, professoressa di lettere, nata a Gemona il 4 marzo 1946. Non essendosi sposata, ha dedicato tutta una vita all’insegnamento e agli studi culturali, di Gemona in particolar modo.

Con Michele Zacchigna, nel 1989, scrive: "Mobilia et stabilia. Economia e civilità materiale a Gemona del Friuli nel ‘400", libro pubblicato dal Liceo Scientifico "Luigi Magrini" di Gemona dove insegnava. Con i suoi studenti del medesimo liceo, con: Per l'Amor di Deu. Scritti intorno ad un ospedale friulano del '400 (San Michele di Gemona) concorre al Premio Ciceri anno 1993 affermandosi. La Società Filologica Friulana, l’anno dopo, pubblicherà il volume: Londero Alida, Per l'amor di Deu. Pietà e profitto in un ospedale friulano del Quattrocento. Nel 2000, con Rudi Fasiolo, Flavia Valerio e altri, Alida scrive: Roja Antonio, Il Friuli da Caporetto alla Vittoria…., edito da Gaspari, Udine. Nel 2002 collabora con Enos Costantini al grandioso Dizionario dei cognomi del Friuli. Nel 2005 pubblica: STANTE CASU PESTILENTIÆ 1575: la Comunità di Gemona affronta la peste, pubblicato ancora dal Liceo Scientifico “Luigi Magrini” di Gemona del Friuli. Nel 2008, il 5-6 dicembre, è impegnata nel Convegno di studio: Gemona nella Patria del Friuli: una società cittadina nel Trecento, curato da Paolo Cammarosano. Collabora anche con il bollettino : Pense e Maravee, per il quale, nel 2009, scrive, Aspetti dell’economia privata dei Gemonesi. Un percorso tra i mestieri. Nel 2016 – 2017 è impegnata come docente all’università della Terza Età di Buia. E’ componente di diverse associazioni gemonesi, tra l’altro fa parte del consiglio direttivo dell’A.N.P.I. di Venzone-Gemona.
Questo un sunto delle sue opere, certamente incompleto, data la sua naturale riservatezza.

La collaborazione con la nostra Associazione data da oltre un decennio. Prima sporadicamente, poi dal 2016 con maggior frequenza Alida ha curato e corretto le trascrizioni degli atti notarili medievali del P.I.E. conservati alla Sezione Rari della Biblioteca Comunale V. Joppi di Udine. Infine, il 20 febbraio 2018, aderisce alla nostra Associazione.
Colpita nel frattempo da una importante malattia, ne era uscita alfine alquanto indebolita nel fisico, conservando tuttavia lucidità d’analisi e sempre molteplici interessi culturali. Dopo un periodo di relativa stabilità, (comunque necessitava di assistenza) di tanto in tanto presenziava a qualche appuntamento culturale quando poteva accedervi in carrozzina. La settimana scorsa, ricoverata all’ospedale di Tolmezzo in condizioni critiche, è peggiorata ed è spirata ieri sera alle ore 22.

Alle sorelle Nerina e Anita, ai nipoti Martina, Valentino, Erica, Michele e Mirco giungano vive condoglianze da parte della Presidente e dell’Associazione tutta.


Pietro Bellina,
segreteria


Venzone, 27 gennaio 2020